lunedì 29 settembre 2014

La tragica sorte di Samira e il coraggio di Mariam

Questo è un post particolare, dedicato all’attualità, in cui vengono analizzati due casi di cronaca che hanno per protagoniste due donne accomunate dall’intelligenza e dalla voglia di libertà.
 
Il primo, purtroppo, ha un finale drammatico. Il secondo, invece, è la storia di una sfida e di un riscatto.
 
Finora La Mano di Fatima non si era occupata di tali argomenti, privilegiando l’aspetto storico-filosofico della cultura arabo-islamica.
 
Da oggi, però, i due tipi di trattazione, storica e attuale, procederanno di pari passo e per un motivo molto semplice: non è possibile ignorare quanto sta accadendo in molte parti del mondo.
 
Il passato e il presente non sono due elementi completamente scissi tra loro, bensì concatenati. Per capire il secondo occorre conoscere il primo, ma non si può ignorare l’influenza di che è stato su ciò che viviamo oggi, che “è” in questo istante e “sarà” nei prossimi giorni, mesi e anni.
 
Per questo La Mano di Fatima non abbandona la sua “linea editoriale” ma, più semplicemente, la arricchisce, sperando di stimolare il pensiero personale prima di tutto, la formazione di un’opinione e, perché no, il dibattito sia qui, nei commenti, che sui social network.
 
 
La morte di Samira al-Nuaimy
 

La vicenda dell’avvocatessa Samira al-Nuaimy è una nuova dimostrazione di violenza e barbarie da parte dell’Isis, organizzazione jihadista che non rappresenta certo la linea di pensiero e di condotta dominante nell’Islam, né la religione islamica stessa. 

Lo stesso Barack Obama, di fronte all’assemblea Onu, ha sottolineato il fatto che il mondo debba schierarsi contro il terrorismo, non certo contro l’Islam; contro chi travisa e distorce il messaggio islamico, dunque.

La morte di Samira, un caso concreto di questa distorsione, sta facendo il giro del mondo proprio in queste ore e molte fonti autorevoli hanno riportato gli ultimi istanti di vita della vittima e ciò che ha dovuto subire.

Stando alle notizie giunte la donna, avvocato e attivista per i diritti umani, aveva pubblicato sui social network dei post in cui criticava l’Isis schierandosi, come sempre aveva fatto, a favore delle minoranze e delle donne.

Il 17 settembre è stata portata via dalla sua casa, dopo essersi rifiutata di ritrattare quanto scritto, sottoposta a tortura per cinque giorni e a un processo sommario durante il quale i jihadisti l’hanno accusata di apostasia e condannata a morte.

La sentenza è stata eseguita pubblicamente a Mosul il 22 settembre e il corpo dell’avvocatessa gettato sul ciglio di una strada. Alla famiglia di Samira non è stato neppure consentito di seppellire il corpo della loro congiunta.

A dare la notizia di questa morte tanto violenta quanto assurda è stato il responsabile Onu a Baghdad, Nikolay Mladevenov, benché non sia ancora stata chiarita la modalità della barbara esecuzione.

Sul quotidiano “La Stampa è stato riportato il commento di Zeid Ra’ad al-Hussein, che vi cito, rimandandovi alla sitografia in fondo all’articolo: “Questa orrenda esecuzione pubblica di una donna coraggiosa la cui unica arma erano le parole che usava per difendere i diritti umani smaschera l’ideologia fallimentare dell’Is e dei suoi alleati”.

Secondo un recente rapporto Onu, inoltre, tutte le donne istruite sarebbero a rischio tra l'Iraq e la Siria e i recenti fatti di cronaca, come i rapimenti, da parte dell’Isis, di studentesse vendute come schiave e costrette a convertirsi all’Islam, rendono queste parole ancora più concrete e inquietanti.
 
 
Il coraggio di Mariam al-Mansouri
 
Comanda un F-16, ha bombardato le postazioni dell’Isis in Siria, combatte contro il terrorismo, ha una laurea in letteratura inglese. Ed è la prima donna pilota dell’aviazione militare degli Emirati Arabi.

Mariam al-Mansouri, trentacinque anni, indossa il velo e contrasta i jihadisti; da notare, a tal proposito, il fatto che una cosa non esclude certo l’altra, contrariamente a ciò che ritengono alcuni. 

Mariam, inoltre, ci tiene a precisare che non vi è mai stato alcun trattamento di favore nei suoi confronti in quanto donna. In breve tempo è divenuta un simbolo di libertà, di indipendenza e di coraggio, attirandosi commenti entusiasti e perfino delle critiche sessiste.

In realtà non sono certo le battute sopra le righe l’episodio più spiacevole. Il Daily Mail ha

pubblicato, attraverso l’agenzia palestinese Wattan, una dura dichiarazione della famiglia di Mariam, una sorta di sentenza senza appello con cui il clan, che sostiene l’operato dell’Isis, ripudia la ragazza.

Vi riporto uno stralcio del comunicato, apparso sui principali giornali italiani e di cui troverete le fonti nella sitografia: “Noi, la famiglia Mansouri degli Emirati arabi uniti dichiariamo di ripudiare Mariam al Mansouri, così come chiunque prenda parte alla brutale aggressione internazionale contro il fraterno popolo siriano”.

A dire il vero non si sa ancora se questo messaggio sia autentico o meno e la stessa Mariam sostiene di essere incoraggiata dalla sua famiglia.

In una intervista rilasciata a “Deran al Watan” e citata da “Il Fatto Quotidiano” la giovane pilota lascia un messaggio che vorrei riportarvi e che, credo, racchiuda l’essenza di ogni nostra lotta, pubblica o privata che sia, di ogni obiettivo che tentiamo di raggiungere nonostante gli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino.

A proposito della sua decisione di entrare in aviazione, infatti, Mariam ha spiegato che servire il suo Paese è un onore e questo desiderio di intraprendere un mestiere interessante e pericoloso al tempo stesso ha origine non solo nell’amore patriottico, ma anche nella voglia di conoscere e tentare di superare i limiti: “…Una sfida con se stessi che spinge a non smettere mai di imparare … Io sono molto fiera di far parte del mio gruppo. Questo mi spinge a continuare in questo campo”.
 
 
Sitografia
 
Sul caso Samira al-Nuaimy:
 
 
Sul caso Mariam al-Mansouri:
 

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