venerdì 8 febbraio 2013

La casa del Profeta Muhammad e le prime moschee

La Grande Moschea di Medina e la tomba del Profeta (XIX sec.)
Le abitazioni dei primi musulmani non avevano uno stile architettonico vero e proprio. 
I beduini si servivano della tenda mentre, mentre nei grandi centri di La Mecca e Medina non esistevano delle tradizioni consolidate in tal senso.

Anche la moschea cosi come la si conosce oggi è il risultato di esperienze, pensiero e tentativi avvenuti nel corso degli anni, non di un’idea istantanea o preesistente. Le prime moschee di cui si hanno notizie sono quelle sorte in Iraq; la prima, a Bassora, consisteva solo di un perimetro tracciato con delle fascine, la seconda, a Kufa, risale al 638 e non aveva mura, ma solo un fossato e quattro frecce scagliate nei punti cardinali a delimitarla.

Nel 641-642 ad Al Fustat il conquistatore dell’Egitto Amr Ibn Al-As fondò una piccola moschea senza corte (venne aggiunta in seguito) che si ispirava alla sala ipostila egiziana.
La semplicità e l’essenzialità di questi primi luoghi di culto è data dal fatto che i musulmani, per pregare, hanno bisogno solo di sapere la direzione della preghiera e di uno spazio abbastanza ampio da accogliere tutti i fedeli. 

Moschea di Roma
Con il tempo, però, per questioni di comodità si preferirono gli spazi coperti e la moschea divenne non solo un luogo di preghiera sacro ed inviolabile, ma anche tribunale, scuola in cui si insegnava il Corano e punto d’incontro per prendere le decisioni riguardanti la comunità.

L’architettura delle moschee venne influenzata dallo schema adottato già nelle sinagoghe e dalle basiliche presenti nella nelle zone romane d’Oriente. 

In origine, inoltre, la direzione della qibla era segnalata dallo stesso Profeta piantando una lancia al suolo, ma solo dall’VIII sec. evidenziata attraverso il mihrab (nicchia). Esclusivamente nella moschea della comunità (masjid al-jama’a) si trova il minbar, ossia il seggio del Califfo, capo della comunità, o di un suo rappresentante, dal quale viene pronunciata la khutba (discorso, sermone) che in un primo momento era solo un discorso politico pronunciato il venerdì e tutte le volte che il capo doveva riferire su importanti questioni legate alla vita della comunità. 

Interno della moschea di Roma
Tra i modelli che ispirarono la struttura della moschea non si può dimenticare la casa del Profeta Muhammad a Medina. Costruita su un terreno quadrato di circa cinquanta metri per lato, l’abitazione appariva molto modesta, sul modello dei caravanserragli e circondata da un muro di mattoni alto circa tre metri. Sul lato nord, sotto una tettoia costruita con il fango, alloggiavano i seguaci meno abbienti del Profeta, che lo avevano seguito da La Mecca; a sud vi era un altro portico che il Profeta Muhammad usava per pregare e ricevere visite e sul lato orientale si alzavano le capanne di fango delle sue mogli.

La casa del Profeta mantenne il carattere privato fino alla morte del terzo califfo Uthman, quando Medina divenne una semplice provincia, una sorta di “città dei ricordi” e la casa divenne un monumento sacro del passato e della gloria di Muhammad. 

Da qui sorse la moschea che tutti conoscono, un’ampia sala circondata da una corte e dai portici, ma il processo per arrivare a ciò non fu breve e subì l’influenza di diversi stili architettonici ed artistici.

 Il “viaggio” del blog tra le moschee più belle e famose del mondo proseguirà nei prossimi post, perché l’arte e l’architettura islamica meritano di essere conosciute per l’originalità e la raffinatezza. 


Bibliografia 

Scerrato, “Le Grandi Civiltà-Islam”, Mondadori, Milano 1972;

Bausani, “Islam”, Garzanti, 1999

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