venerdì 18 gennaio 2013

Numismatica e Filatelia

Si apre oggi una nuova sezione del blog tutta dedicata alle monete e ai francobolli islamici. Vi è mai capitato di fare un viaggio nei Paesi arabi/musulmani e di trovarvi fra le mani monete di cui non sapete l’origine e neppure cosa vi sia scritto? 
Questa sezione si propone di parlare della storia delle monete e dei francobolli, ma anche di analizzarne alcuni esemplari moderni o fuori corso. Anche attraverso la numismatica e la filatelia, infatti, si fa la Storia e la politica del mondo. Una moneta, una banconota o un francobollo sono ottimi strumenti di conoscenza di un Paese e della sua quotidianità

La monetazione islamica, argomento del post di oggi, ha un’origine comune a quella europea e le due si sono influenzate a vicenda nei secoli. 

Le monetazione usata dai musulmani deriva da quella dell’’Impero dei Parti (fondato nel II sec. a. C.), nel quale si emettevano monete d’argento recanti su una faccia l’effigie del sovrano e sull’altra quella di una divinità greca o del fondatore della dinastia (questo per quanto riguarda le prime emissioni. Quelle più tarde, infatti, si discostano da questo modello). 

La monetazione islamica, inoltre, è più uniforme rispetto a quella europea (almeno fino agli ultimi tempi); in prima battuta può sembrare strano, ma c’è una valida spiegazione: la prima, infatti, si è sempre servita esclusivamente della scrittura araba, mentre la seconda ha utilizzato, nell’arco della sua storia, gli alfabeti latino e greco.

Non si deve dimenticare, inoltre, che la monetazione islamica si diffuse su un vasto territorio che va dal Marocco al Sud Est asiatico arrivando a comprendere, nel momento di massimo splendore, perfino la Spagna. 

Durante le prime conquiste gli Arabi preferirono non modificare più di tanto le monetazioni dei territori occupati: si limitarono, ad esempio, a togliere simboli cristiani, ad aggiungere scritte in arabo, come il nome della zecca. 

La prima vera riforma monetaria venne portata avanti dal Califfo Abd Al-Malik tra il 690 ed il 700: le monete vennero coniate di nuovo e ritirati gli esemplari di origine “mista” arabo-bizantina o arabo-sassanide.

Sui pezzi in oro e rame venne raffigurato il Califfo, su quelli d’argento il mihrab. La scelta di rappresentare la figura umana fece scandalo, vista la rigida tradizione che vietava l’arte figurativa. 

Di fatto, però, questi primi modelli vennero presto rimpiazzati da altri recanti su entrambe le facce dei testi come la shahada, la professione di fece islamica. Solo nelle emissioni un po’ più tarde si trovò anche il nome del sovrano ed il suo titolo

Nonostante le variazioni questa fu la linea generale che si impose sulla coniazione di monete islamiche fino ad oggi. 

Attualmente gli estremi del mondo arabo-islamico, per quanto riguarda la monetazione, sono la Turchia, che ha riprodotto l’effigie dei presidenti e ha abbandonato la scrittura araba ed il calendario islamico e l’Arabia Saudita che, seguendo una rigida impostazione, vieta qualunque tipo di ritratto. 


Bibliografia 

Philip Grierson, Introduzione alla Numismatica, ed Jouvence, 1975.

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